«Prima gli sparano, poi gli fanno le domande». Così un analista Usa commentava mercoledì il comportamento degli investitori sui titoli di emittenti minimamente sospettati di avere problemi finanziari. Il mercato in queste fasi drammatiche ama fare "giustizia sommaria": vende senza pietà al primo dubbio, rinviando a tempi migliori eventuali approfondimenti. Le società che hanno un'esposizione verso Lehman Brothers, o assicurate con Aig o che semplicemente fanno operazioni finanziarie non immediatamente comprensibili vengono castigate con perdite da capogiro. Non importa quale sia l'effettivo impatto di queste situazioni, non contano i comunicati prontamente emessi dalle società finite nel mirino per cercare di chiarire i contorni degli eventi.
Nelle crisi come quella attuale i mercati sono dominati da asimmetrie informative, nel senso che non ci si fida più delle informazioni diffuse da certi emittenti.
Il mercato, si sa, ha la memoria lunga. Non si è dimenticato che non più tardi del 27 marzo scorso l'ad di Lehman, Dick Fuld, rassicurava dipendenti e investitori sulla solidità della banca, replicando punto per punto alle voci allarmanti che circolavano a Wall Street. E che il 2007 era stato un anno record per gli utili dell'investment bank americana. Con precedenti simili, avrà pensato più di un operatore, come ci si può fidare delle rassicurazioni, dei rendiconti e delle smentite di certi emittenti?
Ma c'è un'altra variabile che rende ancora più incerto lo scenario: la totale imprevedibilità della Banca centrale americana nel decidere chi va salvato e chi no. Perfino Bill Gross, il brillante gestore di Pimco Total Return, è rimasto con il cerino in mano, come si legge nella pagina a fianco. Ha vinto la maxi-scommessa sui bond subordinati di Fannie Mae e Freddie Mac, misteriosamente salvati dalla generosità di Henry Paulson. Ma ha perso quella sui bond di Lehman, dove evidentemente si aspettava un analogo intervento. Che non è avvenuto.
Se perfino i grandi guru come Gross vengono colti di sorpresa da quanto sta accadendo, è difficile indicare ai risparmiatori una tattica ideale per superare la crisi. Le perdite subìte in questi mesi e settimane da milioni di investitori privati sono inaspettate – e quindi molto più dolorose – anche per molti di quelli che avevano fatto diligentemente studi prima di costruire i loro portafogli. Una regola chiave per investire in modo consapevole è quella di cercare di stimare – ovviamente ex-ante – qual è la perdita massima alla quale espone il possesso di uno strumento finanziario su vari orizzonti temporali. Ebbene, anche i risparmiatori più coscienziosi probabilmente non avevano messo in conto tutto quanto sta accadendo nelle Borse e nei mercati dove sono trattati strumenti più rischiosi dei BoT. L'elevata interdipendenza del sistema finanziario ha reso le crisi forse meno frequenti, ma assai più dannose (allorquando si verificano). Bisogna allargare la gamma di risultati potenzialmente ottenibili da ogni investimento. Non basta dire che da qui a cinque anni investendo in un portafoglio composto al 50% da azioni, al 40% da obbligazioni e al 10% in liquidità, la perdita massima reale possibile a cinque anni sia del 15%, come risulta dall'osservazione degli ultimi 20 anni. Occorre preventivare che ogni 40 anni può capitare un evento che porta la perdita massima al di là di questo limite. Chi riesce a scontare fino in fondo questi scenari (e, se impaurito, a comprare soltanto BoT) è sulla strada giusta per investire consapevolmente.
